Cosimo Pagnani: un uxoricida si vanta sui socialnetwork

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Cosa ha spinto, se è stato lui, L’uxoricida Cosimo Pagnani a scrivere quella frase, che tutti ormai conosciamo, su Facebook?

E la gente che poi ha messo mi piace sul post?

Da quello che è la mia lunga esperienza dei social network, e di Internet, e la mia sete di conoscenza della psiche umana, posso trarre alcune riflessioni, che no vogliono essere di sostituzione a nessuno, ma solo una espressione dei miei pensieri.

La solitudine a volte può essere espressa in maniera insolita, la voglia di comunicare tipica dell’essere vivente, non solo umana, può trovare vie anche a volte inusuali per raggiungere i propri scopi.

Prendiamo una persona sola, logorata da anni di battaglie, premetto che non sto difendendo un assassino, e non lo voglio fare, voglio solo trasmettere cosa deduco da quello che trovo scritto nella rete, un uomo che da parte sua vede la propria ex compagna come una nemica, che le ha sottratto con la forza della giustizia la figlia peri quale lui viveva, un esilio forzato all’estero in cerca di un lavoro che gli possa permettere una sopravvivenza. Anni di rabbia repressa e probabilmente rivolta principalmente contro la ex compagna. La rabbia che ogni giorno, anno dopo anno sale, e poi sfoga in un omicidio. E di getto lo scrive su Facebook, perché? Ho notato che Il socianetwork per eccellenza, Facebook, per molti è come un diario, dove scrivere, giorno dopo giorno ,e proprie impressioni, quindi, non più una cosa intima, ma per fiera di vanità pubblica. Ognuno di noi può comunicare in maniera più o meno subdola le proprie idee o proprie convinzioni e le lancia alla rete, senza rendersi conto, ma a volte lo si fa proprio per vanità, del rimbalzo che può avere una notizia.

Un gesto premeditato? Secondo me è un gesto impulsivo di liberazione, è come se il soggetto in questione, abbia lasciato sul suo diario una impressione immediata e sconcertante del proprio misfatto, nella liberazione c’è anche un che di soddisfazione macabra, ma pur sempre liberatoria.

Probabilmente ai suoi “amici” aveva trasmesso quella oppressione che lo ossessionava da anni, ecco perché, hanno messo i like, perché non consapevoli del fatto che l’omicida avesse veramente ucciso la sua ex compagna, e sapendo probabilmente della “sofferenza” di questo uomo, hanno interpretato solo la frase, come una frase buttata li a caso.

Brutta la solitudine, dicevo sopra, sono convinta che il tizio in questione, sia un tipo solitario, che si tiene tutto dentro e cova rancore, se non fosse così non ci sarebbe stato questo epilogo così tragico.

Ora, tirando le somme, per chi legge (Facebook ha cancellato la pagina dell’omicida, ma tanto gira in rete) lo sgomento è il primo stato nel quale si cade, poi la seconda fase è la negazione, non si può essere così “freddi” da pubblicare tali cose in rete, la terza fase è la negazione dell’umanità, solo un mostro può pubblicare certe cose in rete. C’è invece un altro aspetto che sfugge ai più, ed è l’apoteosi della liberazione, costi quel che costi, ecco perché, dal mio punto di vista l’omicida ha pubblicato quella frase, per lui era la fine di un incubo, per noi poveri mortali l’inizio…..
Althea

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